Capitolo 1 - Il mondo delle aste
Le aste ebbero successo fin dall'antichità, ma fu solo nel XVIII secolo, con l'apertura delle case d'asta Sotheby's e Christies's a Londra, che acquistarono largo credito e notorietà. Mentre nel XVIII e XIX secolo le aste erano importanti sopratutto per gli oggetti antichi, i libri e le opere d'arte, nel XX secolo le case d'asta iniziarono a vendere tutto ciò che avesse un valore storico o personale. L'avvento di Internet ha trasformato le aste, limitate nel tempo e nello spazio, in un mercato globale caratterizzato da prezzi dinamici. Ripercorrendo la storia delle aste, ci si accorgerà ben presto che, nel corso dei secoli, ben poco è cambiato in termini di principi e modelli commerciali.
La storia delle aste
La forma d'asta odierna comparve per la prima volta intorno al 500 a.C., nell'antica Babilonia. Lo storico Erodoto scriveva che le donne in età da marito erano vendute all'asta al mercato annuale. Il prezzo variava a seconda della bellezza: tanto più una donna era bella, quanto più costava.
Poco più tardi, più o meno all'epoca di Omero, nacquero in Grecia le prime aste degli schiavi. L'isola di Delo, il luogo di nascita del dio Apollo, diventò nell'antica Grecia il mercato degli schiavi principale per i greci e, successivamente, anche per i romani.
Dalle aste degli schiavi alla vendita all'incanto di Roma
I romani hanno introdotto questa forma di commercio, nota con il nome di subhastarium (vendita sotto il giavellotto), su vasta scala. È così che i soldati romani vendevano i loro bottino di guerra al miglior offerente.
Le aste dell'antica Roma si svolgevano nell'atrium auctionarium. I partecipanti erano sempre quattro: il dominus (proprietario), l'argentarius (cambiavalute, banchiere), il praeco (banditore) e l'emptor (compratore). Il dominus può essere equiparato all'odierno proprietario degli oggetti da vendere all'asta. L'argentarius corrisponde al proprietario di una casa d'asta. Egli possedeva i mezzi finanziari, organizzava e indiceva le aste. Il praeco non solo pubblicizzava l'asta, ma la gestiva anche in qualità di banditore; l'emptor era l'offerente che si aggiudicava l'oggetto messo all'asta. Non è però noto quale forma d'asta si svolgesse allora. Considerando la radice latina del termine, si può supporre che si trattasse di aste al rialzo.
La leggenda narra che, nel 193 a.C., il senatore romano Didio Juliano cercò di acquistare tutto l'Impero Romano. Dopo che le guardie del corpo, i cosiddetti "pretoriano", avevano ucciso il loro imperatore Pertinace, tutto l'impero fu messo in vendita. Il compratore, al quale si offriva l'ascesa al trono di imperatore, doveva garantire, in cambio, la sicurezza di tutto l'impero. Dal momento che le guardie del corpo non volevano accettare l'offerta originiaria del senatore, quest'ultimo la aumentò finché non riuscì ad aggiudicarsi l'impero. Didio Juliano vinse l'asta sbordando 6.250 dracme per ciascun pretoriano, una somma che oggi corrisponderebbe a circa 14 milioni di euro. Un buon affare per un impero! Il senatore non poté tuttavia rallegrarsi a lungo del proprio acquisto. Appena due mesi dopo fu infatti ucciso dalle truppe di Settimio Severo. Didio Juliano è comunque considerato il patrono delle aste.
Le aste divennero talmente popolari che furono indette regolarmente persino dall'imperatore Gaio Cesare Germanico, noto anche con il nome di Caligola. Egli comprese il desiderio degli uomini, che consisteva nel fare un'offerta per un oggetto e nel riuscire a concludere un buon affare. Ciò pose la base per una diffusione a livello mondiale delle aste, così come noi le conosciamo oggi. La parola asta continua a essere per molti sinonimo di buon affare, così come la locuzione "last minute" è molto spesso associata al concetto di convenienza.
La rinascita delle aste in Francia
Dopo il caso dell'Impero Romano, le aste finirono nel dimenticatoio per più di un millennio. Solo nel tardo Medioevo abbiamo di nuovo notizia delle prime aste indette per il commercio degli schiavi. Nel XVI secolo, il re de Francia emanò un decreto che conferiva a un gruppo di persone il titolo di huissiers priseurs (bailiff-auctioneers) nonché il diritto esclusivo di vendere le proprietà dei defunti. Le aste, al ribasso, si svolgevano sul fondi di proprietà del defunto, subito dopo la sua morte. I compiti erano suddivisi tra due persone: il bailiff che descriveva i beni e il banditore che sceglieva gli offerenti e ripeteva le offerte.
La prima asta generale fu attribuita al francese Pierre Antoine Matteus ed ebbe luogo intorno al 1712. Fino ad allora erano stati venduti all'incanto solo determinati beni. Le prime aste pubbliche furono indette all'aperto, ed esempio sul Pont de Nôtre Dame oppure sul Quai de la Feraille. Nel XVIII secolo furono poi trasferite nei mercati chiusi, ad esempio il Grand Cordelier oppure il Grand Augustins.
Le aste degli oggetti d'arte in Olanda
Nello stesso periodo si svilupparono nei Paese Bassi le prime aste di oggetti d'arte, dove alla fine del XVI e XVII secolo si potevano acquistare dipinti e stampe. Il prezzo era stabilito e poi ribassato finché qualcuno non si aggiudicava la partita. Questo tipo di asta è nota da allora con il nome di "asta olandese".
Nel 1604, gli olandesi misero all'asta il bottino ottenuto dal saccheggio di una nave portoghese di ritorno dalla Cina, insieme alle tonnellate di porcellana cinese che i portoghesi avevano preso con sé come zavorra. L'asta segnò l'inizio di una passione per la porcellana cinese da parte dei collezionisti dell'Europa settentrionale.
Cina: l'asta a stretta di mano
Le prime aste in Cina ebbero luogo intorno al 1600. Sostenuto e promosse da templi e monasteri buddisti, erano utilizzate come strumento per raccogliere le offerte. I beni dei monaci defunti erano venduti all'incanto; a fungere da banditore era un altro monaco. Il suo compito, contrariamente agli usi delle aste odierne, era quello di frenare gli animi degli offerenti che si lasciavano travolgere dall'entusiasmo.
La Cina è anche il luogo di origine dell'asta a stretta di mano, in cui gli offerenti si dispongono a semicerchio intorno al banditore e, a turno, gli stringono la mano. Le mani, coperte da uno scialle, non possono essere viste degli altri offerenti, mentre le offerte vengono fatte con le dita.
Le aste in Gran Bretagna
In Inghilterra e in Scozia l'asta era nota con il nome di roup. Le prime aste in Inghilterra ebbero luogo alle fine del XV secolo, sotto il regno di Enrico VII. La loro popolarità in Gran Bretagna crebbe quando dai Paesi Bassi giunse, nel 1688 Guglielmo III, Dieci anni più tardi, per vendere i beni provenienti dall'India Orientale, era necessario indire le cosiddette "aste a candele". La procedura prevedeva l'accensione di una candela alta un pollice (2,54 cm circa). Chi riusciva a fare l'ultima offerta, prima che la fiamma si spegnesse, si aggiudicava l'oggetto messo all'asta. Persino le navi erano vendute in questo modo. Le aste a candele diventarono particolarmente popolari nel XVII secolo. Il problema era che spesso si litigava su chi avesse fatto l'ultima offerta.
Fu l'autore britannico William Warner a coniare il termine inglese "auction" mentre stava traducendo un brano del poeta romano Plauto. Imbattendosi nella parola auctionem, Warner decise di togliere la desinenza e di introdurre il termine auction nella lingua inglese. La parola auctionem deriva dal latino augere, che significa "aumentare".
La forma d'asta più amata funziona secondo questo schema. Gli offerenti rilanciano le offerte dei concorrenti per un determinato oggetto e il miglior offerente si aggiudica l'oggetto messo all'asta. Questa forma d'asta si chiama anche "asta inglese". Del Medioevo ricordiamo anche le aste che si originarono nella zona dell'Ansa e che poi si svolsero sulle piazze commerciali di tutto Europa, da Londra a Novgorod.
Sotheby's e Christie's
Nell'Inghilterra del XVIII secolo divennero popolari sopratutto le aste degli oggetti d'arte e dei libri. Sotheby's e Christie's, due delle maggiori case d'asta del mondo, nacquero proprio in Inghilterra.
La casa d'asta di libri Sotheby's (www.sothebys.com) è stata fondata nel 1744. Il fondatore, Samuel Baker, vendette la biblioteca di un certo Sir John Stanley che conteneva parecchie centinaia di libri rari e preziosi, incassando alcune centinaia di sterline. Duecento anni più tardi, il libro The Gospels of Henry the Lion fruttò da solo oltre 8 milioni di sterline. La casa d'asta assunse il nome Sotheby's solo più tardi, quando fu rilevata da John Sotheby, il nipote del fondatore.
James Christie aprì la propria casa d'asta di oggetti d'arte (www.christies.com) a Londra, nel 1766, diventando così il primo banditore per le opere d'arte. La fama della casa d'asta oltrepassò ben presto i confini della città, quando artisti del calibro di Sir Joshua Reynolds, Thomas Chippendale e Thomas Gainsborough, l'autore del famoso ritratto di Christie, ora esposto al J. Paul Getty Museum di Los Angeles, cominciarono a utilizzare la casa d'asta per esporre le loro opere.
Le due case d'asta hanno notevolmente ampliato la loro offerta nel corso degli anni e oggi non si limitano più alle aste dei libri, ovvero degli oggetti d'arte. Allora si mettevano all'incanto sopratutto gli oggetti rari e preziosi, interessanti solo per un numero ristretto di persone. E questo per diversi motivi. Da un lato, le aste erano limitate localmente. Nel XVIII e XIX secolo, solo i ricchi potevano permettersi di intraprendere un viaggio per partecipare a un'asta. Dall'altro, gli oggetti all'asta, ed esempio opere d'arte e libri antichi, non avevano un prezzo fisso. Il loro prezzo veniva piuttosto stabilito nel corso dell'asta, sulla base dell'offerta e della domanda. Dal momento che nella maggior parte dei casi era possibili acquistare solo pezzi unici, i prezzi per le opere di artisti e autori famosi erano di conseguenza altri.